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Max Scheler: was ist Wert? (1995)

Der Wert schreitet seinem Objekt voran: "er ist der erste Bote" seiner besonderen Natur.

Scheler behauptet, daß die Werte nicht in der platonischen Ideenwelt leben: “Werte sind Tatsachen, gehörig zu einer bestimmten Erfahrungsart”. Was bedeutet hier: “eine bestimmte Erfahrungsart”? Die Werte sind “Urphänomene”. Aber die Urphänomene sind etwas, das dem Phänomen selbst vorhergeht. Die Urphänome beinhalten etwas Originäres, sie sind das, was das Auftauchen des Phänomens selbst ermöglicht. Sie sind die Bedingungen des Phänomens. Wenn man den Wert nicht als Phänomen, sondern als Urphänomen definiert, will man unterstreichen, daß er keine Qualität, kein sekundäres Attribut der Gegebenheit eines Objektes ist. Indem sie “Urgegebenheit” sind, können die Werte nicht auf die Gegebenheiten eines Objektes zurückgeführt werden.
Denn der Wert geht seinem Objekt vorher: “er ist der erste Bote” seiner besonderen Natur. Wo das Objekt selbst noch undeutlich und unklar ist, kann der Wert bereits deutlich und klar sein. Bei jeder Milieuerfassung erfassen wir z.B. zugleich zunächst das unanalysierte Ganze und an diesem Ganzen seinen Wert. Der Wert ist also das, was das Phänomen verkündet und der weiteren Entwicklung seiner Erscheinung

Oltre il relativismo etico: solidarismo ed esemplarità

Il problema dell'orientamento e dell'identità personale di fronte alla crisi del pensiero postmoderno

E’ già stato osservato che la tesi postmoderna sulla fine delle grandi narrazioni è essa stessa una grande narrazione, così come la tesi che non esistono verità e che tutto è relativo avanza essa stessa una pretesa contraddittoria di verità assoluta e universale. Qui di seguito affronto un’ulteriore questione: la caduta della morale dell’obbedienza criticata da Nietzsche non si è tradotta in una scomparsa della domanda sociale di orientamento, ma piuttosto in un processo di “balcanizzazione” in cui hanno finito con il prevalere forme di orientamento primitive basate sulle passioni negative come la paura, l’odio e il risentimento su cui ha fatto abilmente leva il nuovo linguaggio mitologico della politica. Nella stessa liquidità postmoderna non è vero che tutto è “liquido”: sono rintracciabili anche forme “forti” di orientamento aziendale capaci di tradursi in un vero e proprio allevamento mediatico di massa. La mancanza di un quadro di riferimento valoriale non ha quindi comportato la liberazione dell’uomo adulto, come aveva ipotizzato un certo pensiero postmoderno, ma solo l’emergere di quello che Lasch ha chiamato l’Io minimo. Il problema è allora quello di ripensare il problema dell’orientamento e dei valori al di fuori della morale dell’obbedienza e del relativismo etico, perché senza di essi l’uomo è incapace di dare forma alla propria identità personale e svuota dall’interno come un tarlo anche quella della società in cui vive, diventando un individuo isolato privo di legami sociali. Un individuo liquido, ma proprio per questo massimamente incanalabile dalla logica dell’allevamento mediatico di massa.
Lo stesso discorso vale per il sacro e la religione: il sacro non si è estinto nel processo di secolarizzazione, ma si è ridefinito in funzione della domanda di autenticità e di creatività della persona. Tanto che oggi è difficile pensare al concetto stesso di azione creativa senza l’esperienza dell’essere strappati alla propria intrascendenza autoreferenziale, esperienza alla base del sacro autentico. Il problema è quello di riuscire a ridare spazio a quella che Bergson chiamava “religione aperta”. Non vorrei che il tutto si traducesse in un passaggio dal pensiero postmoderno alla “religione chiusa”, dal relativismo nichilista al dogmatismo apocalittico.

La Totalità incompiuta: l’atto come cellula della persona

La persona è l'ente ontologico capace di nascere una seconda volta grazie all'esemplarità

L’atto è un passo, un tassello nel processo di costituzione dell’identità personale. In tal modo la persona nasce una prima volta metabolizzando funzioni psichiche in atti e distinguendosi dall’Io, ma nasce una seconda volta nella misura in cui co-esegue gli atti metabolizzati. Nel primo caso l’atto è il punto di arrivo, nel secondo è il punto di partenza.

Sul libro “Katharsis” (1999). La riduzione come conversione filosofica

Platone (Katharsis), Cristianesimo (Humilitas), Spinoza (potenziamento esistenziale), Schelling (potenziamento esistenziale attraverso una Trennung o estasi dall’ego), Schopenhauer (noluntas: la messa fra parentesi dell’ego approda al nulla), Scheler (riduzione come trasformazione del modo di vivere purificandosi dall’egocentrismo: la messa fra parentesi dell’ego apre alla Bildung della persona).

Spinoza: che cos’è la libertà? (2007)

Page 1 Operari sequitur esse. Spinoza e l’operare della libertà di Guido Cusinato La versione integrale è apparsa in: Rivista di studi Utopici, 2007, pp. 55-77 (Atti del convegno a cura di M. L. Perri e F. Totaro, “Opera e operare l’utopia”, Macerata 2006) Secondo Spinoza un operare è libero nella misura in cui è […]

Le ali dell’eros e l’antropologia filosofica di Max Scheler (1999)

E’ il moto esonerante dell’eros a tracciare il primo provvisorio confine fra l’uomo e l’animale, creando l’intelligenza e l’occhio umano, e con esso un nuovo orizzonte percettivo. Rinviando l’appagamento, l’eros crea una nuova dimensione temporale del tutto assente nell’animale, che rende il comportamento dell’uomo libero e imprevedibile. In altri termini l’eros consente all’uomo di uscire dalla chiusura ambientale in cui rimane immerso l’animale per raggiungere l’apertura al mondo.

Espressività, empatia e intersoggettività

La versione completa di questo lavoro è apparsa su:  «Phenomenologylab», 2010, 1-12 Espressività, empatia, intersoggettività Alcune riflessioni a partire dal Sympatiebuch di Max Scheler[1]     Nel 1913, con il saggio Zur Phänomenologie und Theorie der Sympathiegefühle von Liebe und Hass,[2]  Max Scheler determinò una svolta sul problema della percezione dell’altro all’interno del movimento fenomenologico. […]